Addio ad uno dei Padri dei Diritti Civili. Addio a Nelson Mandela
IERI, ALL’ETÀ DI 95 ANNI, IL LEADER INDISCUSSO DEL’AFRICAN NATIONAL CONGRESS E DEI DIRITTI CIVILI IN SUDAFRICA SI È SPENTO NELLA SUA JOHANNESBURG DOPO UN PEGGIORAMENTO DELLE SUE CONDIZIONI DI SALUTE IN SEGUITO AD UNA GRAVE INFEZIONE POLMONARE DIAGNOSTICATAGLI A GIUGNO DI QUESTO ANNO.
Parlare in poche righe di un personaggio della caratura morale di Nelson Mandela è impresa non da poco. Ci vorrebbero fiumi di inchiostro (peraltro già spesi da molti storici autorevoli), e non sarebbero nemmeno lontanamente sufficienti per descrivere tutto ciò che egli ha compiuto per la Libertà – nel senso più alto del termine, non come ultimamente ci hanno abituato molti politici attuali – del suo popolo ed in generale per quella di tutte le persone che nel mondo ne sono private a causa di politiche razziste e xenofobe.
Mandela (Madiba, per gli appartenenti alla sua etnia) ha mosso i primi passi nella politica nell’immediato dopoguerra, entrando a far parte dell’ANC (African National Congress), e opponendosi allora partito di governo – il National Party – contraddistinto negativamente per iniziative che prevedevano la segregazione razziale, e che sfociarono verso la fine degli anni ’50 in quello che è tristemente noto come “apartheid”.
Per inquadrare meglio il personaggio dobbiamo però fare un salto negli anni ’60, in quella Johannesburg in fermento per le nuove politiche razziste del National Party, il partito di estrema destra formato solo da “bianchi”. Politiche che prevedevano che solo il 20% della popolazione (ex coloni inglesi bianchi e boeri, i cosidetti afrikaner) dovessero detenere il potere governativo assoluto, destinando il restante 80% degli abitanti del Sudafrica (neri e meticci), alla segregazione razziale in campi di prigionia o, nella migliore delle ipotesi, ad essere esclusa dalle libertà più ovvie per una normale persona.
L’incrudimento delle relazioni tra ANC e il partito di estrema destra al potere, porta alla messa al bando dell’associazione per i diritti umani di cui Mandela fa parte. Questo costa al Leader una prigionia di oltre 25 anni che però non affievolisce il suo carattere combattivo, continuando anche dal carcere a diffondere le sue idee di integrazione tra bianchi e neri in Sudafrica.
Viene scarcerato nel 1990, grazie anche alle forti pressioni della comunità internazionale che al grido unanime di “Nelson Mandela libero”, riescono ad imporre al governo sudafricano il rilascio del Leader.
Il resto è storia recente, dalla sua elezione a presidente del Sudafrica (primo presidente di colore del paese) fino ai Mondiali di calcio del 2010 da lui fortemente voluti, passando per il “Mandela Day”, un festival musicale che ha visto come ospiti Aretha Franklin, Gloria Gaynor, Stewie Wonder, Zucchero, e molti altri artisti internazionali, organizzato per celebrare il suo novantunesimo compleanno.
Un pezzo di storia del Novecento è andato via per sempre, ma per fortuna le sue idee ed il suo operato resteranno nella memoria di tutti. Ricordando ad ognuno di noi che le libertà, quali esse siano, non si conquistano da un giorno all’altro ma solo attraverso il sacrificio la perseveranza di chi lotta per esse.
Vi lasciamo con una sua celebre frase: « Non c'è nessuna strada facile per la libertà.»
A presto, il Team di Web Informa